ACT: Acceptance and Commitment Therapy
Mindfulness in psicoterapia e in psicologia: prospettive a confronto
FAP: Functional Analytic Psychotherapy
La psicoterapia Analitico-Funzionale (Functional Analytic Psychotherapy-FAP) si basa sull’analisi comportamentale per creare nella relazione terapeutica uno spazio di consapevolezza, coraggio e amore, che costituisca il veicolo principale per il cambiamento e la cura del paziente. La FAP, sviluppata da Kohlenberg e Tsai (1991), è stata creata per essere utilizzata insieme agli approcci comportamentali tradizionali o quando l’abilità del paziente nel relazionarsi agli altri è al centro delle difficoltà cliniche. Pertanto la principale applicazione della FAP si rivolge ai disturbi del Sé. Assunzione centrale nella FAP è che molta della psicopatologia e della sofferenza umana sia di natura interpersonale, e che la relazione terapeutica sia cruciale nel favorire i miglioramenti clinici. Da un punto di vista psicopatologico i problemi che il paziente presenta nelle relazioni interpersonali si riflettono nella relazione terapeutica e questi saranno il focus di interesse da parte del terapeuta. La FAP ipotizza, quindi, che durante la terapia si possano acquisire comportamenti nuovi e più funzionali proprio attraverso le risposte del terapeuta ai problemi del paziente che si manifestano in sessione. Nel Setting clinico il terapeuta presta molta attenzione alla comparsa dei cosiddetti Comportamenti Clinicamente Rilevanti (CRB) del paziente i quali comprendono: comportamenti problematici, miglioramenti nelle modalità comportamentali e le descrizioni del paziente su quali variabili possono influenzare il suo comportamento. Concetti fondamentali della FAP sono l’analisi funzionale ed il rinforzo. L’Analisi Funzionale risponde alla domanda su quale sia la funzione di un comportamento, essa richiede la comprensione della storia specifica di ogni paziente e consente di definire la funzione di comportamenti fenomenologicamente simili. Il Rinforzo, considerato un fenomeno omnipresente nella vita quotidiana, rappresenta una spinta decisiva e fondamentale per il compimento di un’azione e si configura come l’agente di cambiamento principale in psicoterapia. Si può affermare che la FAP fornisce un insieme di linee-guida che definiscono i modi di osservare, evocare e rinforzare in modo naturale i comportamenti rilevanti dal punto di vista clinico, cosicché i cambiamenti positivi che emergono durante il colloquio possano essere generalizzati alla vita quotidiana.
DBT: Dialectical Behavior Therapy
La Terapia Dialettico Comportamentale (Dialectical Behavior Therapy - DBT) si colloca tra gli interventi CBT di terza generazione e si configura come un terapia di comprovata efficacia (evidence based). Sviluppata da Marsha Linehan (1993), per la terapia del disturbo borderline di personalità, all’interno di una cornice comportamentale, utilizza ampiamente anche tecniche cognitive. La DBT si rivolge a problematiche legate alla gestione o regolazione delle emozioni, ma si rivela efficace anche nei casi di abuso o dipendenza da alcol o sostanze; Nei disturbi del comportamento alimentare e con ragazzi adolescenti che presentano problematiche di tipo impulsivo, suicidario o autolesionistico. All’interno del programma terapeutico, la DBT fornisce una definizione operazionale di mindfulness espressa in termini comportamentali. Nel praticare la mindfulness è necessario concentrare l’attenzione e la consapevolezza sulle esperienze del momento, lasciando scorrere i pensieri e dedicandosi completamente a se stessi nel “qui ed ora”. Si ipotizza che la mindfulness aiuti a ridurre notevolmente la vulnerabilità agli stimoli emotivi negativi, con un conseguente aumento nella percezione di controllo della propria mente. Oltre alla mindfulness la DBT prevede vari training di abilità: Regolazione emozionale; Tolleranza del disagio ed efficacia interpersonale. L’acquisizione di queste abilità aiuta i pazienti a comprendere le emozioni (identificandone le funzioni e dando loro un nome) riducendo quelle indesiderate e incrementando quelle positive, inoltre consente di sviluppare una gamma di strategie per superare i momenti critici e migliorare le competenze relazionali. In sintesi si può sostenere che la DBT rappresenta un trattamento strutturato volto ad assolvere cinque principali funzioni: Migliorare la abilità dei pazienti; Accrescerne la motivazione rimuovendo i fattori che impediscono i comportamenti funzionali e incrementando il rinforzo di questi ultimi; Assicurare la generalizzazione delle abilità al di fuori del setting terapeutico; Strutturare l’ambiente in modo da promuovere l’uso continuo di comportamenti funzionali; Aumentare le abilità del terapeuta e la sua motivazione a trattare efficacemente i pazienti. Sia nella concettualizzazione del disturbo, che nella terapia, il focus è sulla relazione tra il processo emotivo e il contesto ambientale.
MCT: Metacognitive Therapy
La terapia metacognitiva (Metacognitive Therapy - MCT) si colloca tra le terapie cognitive, ma si differenzia dagli approcci classici poiché non pone attenzione alle distorsioni cognitive bensì su uno specifico pattern che prende il nome di Sindrome Cognitivo-Attentiva (Cognitive Attentional Syndrome - CAS). Essa si manifesta con fenomeni di preoccupazione, ruminazione, focalizzazione dell’attenzione e con l’uso di strategie di coping disfunzionali. Il CAS rappresenta uno stile di pensiero “dannoso” che attiva dei disturbi psicologici. La terapia metacognitiva introduce un’importante distinzione tra cognizione e metacognizione, focalizzando il lavoro terapeutico su quest’ultimo aspetto. La metacognizione rappresenta il pensiero applicato al pensiero: monitora, controlla e valuta il processo e il prodotto della coscienza; Diventa dunque responsabile di ciò a cui prestiamo attenzione, conferisce forma alle nostre valutazioni e determina le strategie che utilizziamo per regolare pensieri ed emozioni. Nell’approccio MCT si assume che le credenze metacognitive (idee e teorie che ogni persona ha in merito al contenuto dei propri pensieri) influenzino significativamente i propri pensieri, i propri sintomi e le proprie emozioni negative, in quanto rappresentano la forza motrice alla base di uno stile di pensiero che causa sofferenza emotiva. Il trattamento si focalizza sulla rimozione del CAS attraverso specifiche tecniche. Tuttavia è di cruciale importanza, potenziare la conoscenza procedurale dei pazienti ovvero formarli in modo che sviluppino nuove abilità per rispondere agli eventi interni, in maniera più flessibile e decentrata.